Maria Vendemmia - Terapia Intensiva Neonatale, Università Federico II, Napoli; Segretaria Società Italo-Araba e Italo-Rumena di Pediatria; Membro Direttivo JIIPA (Joint Iraqi – Italian Pediatric Association); Consigliere del Gruppo di Studio di Neurologia Neonatale e Follow-up della SIN;
Goffredo Parisi - Primario Emerito di Pediatria e Neonatologia, P.O., Vasto, ASL02, Abruzzo;

From book "Lo Zibaldone del terzo millennio" (Salvatore Vendemmia, Maria Vendemmia), Cuzzolin Ed., 2020

L’esame ecografico dell’encefalo è diventato un esame di routine in molti centri di terapia intensiva neonatale e nei servizi di diagnostica per immagini. La sua larga diffusione è dovuta alla facilità di esecuzione, alla sicurezza, al basso costo dell’esame e alla eccellente correlazione tra reperti ultrasonografici e anatomopatologici. In pediatria, l’ecografia (US) dell’encefalo, così come accade per l’ecografia degli altri distretti, richiede alcuni accorgimenti sia tecnici che metodologici, come un ambiente accogliente e adeguatamente riscaldato, una sala non affollata ed evitare le lunghe attese. Nel periodo neonatale e nella prima infanzia, grazie alla sottigliezza della teca cranica e alla presenza delle fontanelle, l’esame ecografico dell’encefalo, eseguito senza anestesia né sedazione, consente di ottenere immagini dell’encefalo di valida risoluzione anatomica. La fontanella anteriore, la quale costituisce una vera e propria finestra acustica cerebrale, rimane normalmente pervia ed utilizzabile per l’indagine.

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